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IL GIORNALE DELL’ARTE

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SpazioTempismo in sintesi nelle opere

L’Opera in SpazioTempismo vuole rappresentare il soggetto, in più prospettive nella continuità del tempo che trascorre tra una prospettiva e l’altra, durante il movimento dell’artista che la esplora con il proprio stilema, segno, messaggio e nella forma che le è propria, dal figurativo all’informale.

Da tenere presente che se il soggetto è circondato da altri elementi, anche essi saranno visti nel variare la prospettiva, con le loro dematerializzazioni e ri-materializzazioni.
Una volta scelto il soggetto da raffigurare, si sceglieranno le prospettive (due o più) da rappresentare e si farà una composizione dell’opera secondo i dettami conosciuti e che l’artista vuole applicare.
Quindi si devono determinare le velocità con cui si passa da una prospettiva all’altra.
La velocità determina l’incisività della raffigurazione, intesa come, maggiore o minore evanescenza delle dematerializzazioni e ri-materializzazioni delle sagome del soggetto che vanno da una prospettiva all’altra.
Nel muoversi, da una prospettiva all’altra, si possono fare delle “micro-soste” che determineranno una immagine del soggetto in una prospettiva più flebile rispetto a quelle riprese in soste più lunghe. L’artista, nel muoversi intorno al soggetto da rappresentare, potrà veder entrare nel campo visivo anche altri soggetti che, con le loro ri-materializzazioni, saranno rappresentati anche durante la sosta dell’artista; come pure i soggetti potranno uscire dal campo visivo dell’artista, uscendo dal quadro con la propria dematerializzazione.

La dematerializzazione è la sagoma del soggetto, con le sue ombre e luci, che vanno da una prospettiva all’altra. L’incisività di queste sagome varia in funzione della velocità di movimento dell’artista rispetto al soggetto, e questa può variare, dando più o meno incisività alle dematerializzazioni e ri-materializzazioni.
L’artista, nel muoversi, può spostarsi da una sosta all’altra con velocità crescente rappresentandola con le dematerializzazioni molto incisive, quando sono prossime al soggetto, e evanescenti quando sono più lontane dallo stesso; altrettanto avviene quando man mano che la velocità di spostamento dell’artista va verso una fermata per raggiungere l’altra prospettiva, cioè evanescenti quando sono più lontane dal soggetto e più incisive via via che ci si avvicina allo stesso. Da considerare anche una velocità prossima a quella della luce dove si perdono tutte le tracce delle dematerializzazioni, e quindi si può rappresentare tale circostanza di assenza del visivo con il buio (nero) ma anche con una tinta unica a scelta dell’artista